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giovedì 29 maggio 2014

La religiosità e il sublime: tra Dante e D’Annunzio la poesia di Miguel Chutariados

La religiosità e il sublime: tra Dante e D’Annunzio la poesia
di Miguel  Chutariados nel centenario della morte
Libro de canciones para la Vida Nova
 di Pierfranco Bruni
 
 
Un inedito è sempre rivelazione. Soprattutto per  un poeta o uno scrittore che non è studiato, non è conosciuto, è un “solitario” nel contesto di una temperie che vive nel gioco dell’immaginario. Non smetto di lasciarmi affascinare dalla poesia “rivelante”. E la poesia di Miguel Chutariados è chiaramente una poesia rivelante. Chi è, in realtà,  Miguel  Chutariados?
Molto poco si sa di questo poeta. A cento anni dalla morte, rileggendolo e leggendo soprattutto questo poemetto dalle matrici “dantesche” dal titolo: “Libro de canciones para la Vida Nova"..credo che bisognerebbe proporlo anche attraverso un’analisi testuale e una interpretazione comparativa tra i poeti che lo hanno formato.
C’è nella sua formazione, naturalmente, Dante Alighieri. Un Dante che è quello della “Vita Nuova”. D’altronde il poemetto proprio alla “Vita Nuova” rimanda, e il suo passeggiare tra le parole costituisce un preciso indizio se non un forte inciso sia letterario che estetico – metaforico.
Dante, dunque, certamente. Ma c’è anche il primo Gabriele D’Annunzio che campeggia in questo inedito ed è un dato significativo legare la funzione che ha avuto Dante a quella che ha avuto D’Annunzio. Soprattutto perché questo poemetto risale proprio al 1914. Sembra un testo scritto come testamento. Un testamento spirituale che è una “parola” profondamente religiosa. Religiosità che è cristianità, ma una cristianità che riesce a leggere le pagine delle vie delle vite di altre culture e di altre fedi.
La religiosità di senso e di cuore. Il Dante di Miguel Chutariados è il Dante della profezia la cui religiosità è nello sguardo sublime di Beatrice. Una Beatrice donna e Madonna.
Ed è, proprio qui, come se Miguel  Chutariados, nato nel 1855 – e morto nel 1914, volesse indicarci un percorso di una poesia che diventa sì un attraversamento esistenziale, ma diventa, soprattutto, un viaggiare nel linguaggio della parola che è Grazia. Ci sono elementi formativi che richiamano linguaggi diversi. Un poeta spagnolo di cui, come dicevo, si conosce ben poco.
Ho avuto modo di parlarne nel mio recente incontro a Siviglia dedicato al mio libro: “Che il dio del Sole sia con te”. Parlando e discutendo del mio viaggio letterario e poetico ho avuto la possibilità di raccontare della non “conoscenza” profonda di Miguel  Chutariados.
È nato in Spagna, ma è morto a Cuba, almeno così sono le voci più accreditate. Ho trovato, comunque, molto poco sulla sua vita. Sono in possesso di questo inedito perché era tra le carte e gli studi, lasciati incompiuti, di Francesco Grisi.
È uno scritto da indicare e da sottolineare come elemento significativo di una parola che ha la sua visione “meticciata” in termini di vocabolario linguistico e letterario. Ho cercato di offrire una traduzione dallo spagnolo. Ci sono molti aspetti da rivedere e da riconsiderare, ma credo che parlarne, oggi, sia un fatto importante.
A cento anni dalla morte. Ci sono tre riferimenti sui quali sto cercando di riflettere.
Il primo riguarda l’assenza della sua poesia e della sua figura dal quadro della poesia spagnola o ispano-americana (essendo morto, come alcune voci sostengono, a Cuba).
Il secondo attesta la straordinaria valenza della poesia e della letteratura italiana nella sua formazione. In questo poemetto c’è la sua formazione che è fatta da un vocabolario letterario prettamente italiano.
Il terzo riferimento è, appunto, il chiosare, tra i suoi versi, Dante con D’Annunzio. Questo ultimo riferimento sembra proporci una chiave di lettura e anche una precisa indicazione. Ma è il D’Annunzio del sublime e dell’estasi, ma certamente anche il D’Annunzio che non rinuncia mai ad un profondo scavo religioso.
Se è necessario conoscere Miguel  Chutariados, dunque, è chiaramente necessario leggerlo. Ed è quello che cerco di proporre. La religiosità penetra il sublime e si fa estasi.
Le ombre convivono in questo passaggio. Sono le ombre di Giordano Bruno ma anche la Città del Sole di Campanella e prima di tutto, in Miguel Cutariados, c’è il limite o l’incontro tra quella confessione come genere letterario, che si ritrova in Maria Zambrano, che vive nell’incontro tra la Città di Dio di Agostino e la conoscenza e il mistero di Tommaso D’Aquino.
Miguel  Chutariados è un poeta che resta nel mio viaggio tra l’inquietudine e la religiosa pazienza di accogliere il sublime come cerca della verità.
 
 
 Dal 
 Libro de canciones para la Vida Nova
 
Canzoniere per la Vita Nova
di Miguel  Chutariados (1855 – 1914)
 
Sospirata ansia di Dio
 
 Sospirata ansia di Dio
Mai per rimorso mai per viltà
Conoscenza è dovuta
All’inquieto pellegrino
Che nel deserto raccoglie
Le pietre dei giorni.
 
 Ho atteso la Croce
 
 Se Beatrice fu ruga di dolcezza
Io ho amato il corpo della mia diletta
Pur ferito dal vento di Giobbe
Ho atteso la sera per custodir preghiere
Con le mani inchiodate alla Croce.
 
 Fierezza di nobil gioventù
 
 Sempre il Canto di Salomone
Ho destinato nel desio della speranza
Ma non ho più nei tuoi occhi
La fierezza di nobil gioventù
Il tempo ha scartato ogni miseria.

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