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sul blog del Caffè Letterario La Luna e il Drago

sabato 13 settembre 2014

Il Castello dell'anima e la rilettura di Santa Teresa D'Avila verso i 500 anni della nascita


Viviamo sempre dentro un "Castello". Siamo fatti di castelli. Si entra tra gli incisi o gli intagli per cercare per capire per vivere l'intensità che potrebbe condurre alla Illuminazione. 
Siamo noi un "Castello interiore". Conoscerci per conoscere. Una cifra di una intensa metafisica che "Possiamo considerare la nostra anima come un castello fatto di un solo diamante o di un tersissimo cristallo, dove sono molte mansioni...".
È un concetto di Teresa D'avila. Di Santa Teresa D'Avila. È da anni che studio leggo medito sul senso dell'anima sul quale lo spazio di Teresa si è impostato con il suo coraggio e la sua bellezza. Una Santa che viveva nella nicchia dei miri labirinti.
L'altra notte ha bussato al portone del mio castello e mi ha domandato perché perdo ore e ore a scrivere su un argomentare che mi lascia a volte vuoto a volte ricco a volte strapazzato da idee e pensieri. Mi ha chiesto di riflettere sulla spiritualità delle sette mansioni. Questo sette mi riporta a mio padre. Già. Mio padre morendo mi ha sussurrato che volando sarebbe arrivato al settimo piano del Castello. Nessun vento mi ha ricordato, allora, la mia Teresa, che ho studiato nei primi anni universitari ma le pagine belle del Castello del Re risalgono addirittura  agli anni ultimi del Liceo.
Ebbene, è venuta a trovarmi e mi ha ricordato che avevo fatto una promessa dopo l'uscita del mio Canto di Requiem, dedicato a Giovanni Paolo II, scritto a Santo Domingo nel 2005.
La promessa era quella di riflettere meditare silenziare assorto sul suo Castello e sulla metafisica dell'anima.
Ho scritto altri libri. San Francesco. San Giuseppe Moscati. San Paolo. Il sacro. Diamo giunti ai 500 anni dalla nascita di Teresa. Manterrò la promessa.
Era nata  il 28 marzo del 1515. Muore il 4 ottobre del 1582. Perché Teresa?  È la Santa della Resistenza al dubbio.
In tempi di equivoci e di contraddizioni che portano alla debolezza dell'anima bisogna risalire e trovate "il buon giardiniere" per ricoltivare le rose che adornano il Castello. 
Siamo uomini non perduti, ma chiusi nel bosco e chiedere al "chiaro" di illuminate il cammino significa abitarlo fino alla fine. Il cammino.  Abitate l'anima.
Quanta Teresa c'è nella Zambrano che continua con Camus a lasciarmi vivere la rivolta dello spirito nella ribellione della coscienza che è vento di spiritualità. Allora. A 500 anni dalla sua nascita cercherò di abbandonare il labirinto e tentate di vivere il Castello.
L'orizzonte della bellezza è un viaggio. Senza teologie ma con il segno mistico che è Provvidenza, è Profezia.
Teresa busserà ancora al mio portone. Ed io non mi farò trovare impreparato.

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