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sul blog del Caffè Letterario La Luna e il Drago

mercoledì 26 aprile 2017

L’attualità del Pirandello di Pierfranco Bruni in un percorso a più voci non smette di far discutere e di coinvolgere

di Marilena Cavallo
  

                                                          Marilena Cavallo



L’attualità di Luigi Pirandello non è altro che contemporaneità. Ovvero il suo raccontare (tra versi e teatro, novelle e romanzi) è un raccontare tra storia e vita, tra umanità e recita, tra letteratura e personaggi, ma in fondo resta tra le maglie del nostro esistere. Il nostro esistere oggi è contemporaneità. 





Chi ha affrontato questo percorso in un libro recente che sta ottenendo importanti riscontri è Pierfranco Bruni con “Luigi Pirandello. Il tragico e la follia” (Nemapress editrice con Video di presentazione di Anna Montella: https://www.youtube.com/watch?v=vrzdqIxu5Ws). 
Il Video di Anna Montella è un vero e proprio percorso didattico sia sul libro che su Pirandello. 

Una discussione sul libro si svolgerà il prossimo tre maggio per l’Università della Terza Età nel Salone della Provincia di Taranto e l’otto maggio nella sede del Castello di Leporano. 
Ha visto già da mesi numerosi incontri coinvolgenti: dalla Sicilia alla Calabria, dalla Puglia in Abruzzo, da Milano a Roma (qui ha fatto da scenario addirittura Casa Pirandello di via Bosio).
Il libro di Bruni, oltre alle originalità che presenta (l’Oriente, il mondo sciamanico, il romanzo di Marta Abba e gli articolati intrecci di vita personale di Bruni stesso) si pone alcuni importanti interrogativi: Pirandello, tra uomo e scrittore, riuscirà a far capire quel “…io non potevo vedermi vivere…”?
Siamo così a Uno, nessuno e centomila del 1925: “'Era proprio la mia quell'immagine intravista in un lampo? Sono proprio così, io, di fuori, quando - vivendo - non mi penso? Dunque per gli altri sono quell'estraneo sorpreso nello specchio: quello, e non già io quale mi conosco: quell'uno lì che io stesso in prima, scorgendolo, non ho riconosciuto”.

Pierfranco Bruni

Pirandello si pone il problema dell’estraneo e Bruni coglie immediatamente questo aspetto. In Pirandello si legge: “Sono quell'estraneo, che non posso veder vivere se non così, in un attimo impensato. Un estraneo che possono vedere e conoscere solamente gli altri, e io no',
E mi fissai d'allora in poi in questo proposito disperato: d'andare inseguendo quell'estraneo ch'era in me e che mi sfuggiva; che non potevo fermare davanti a uno specchio perché subito diventava me quale io mi conoscevo; quell'uno che viveva per gli altri e che io non potevo conoscere; che gli altri vedevano vivere e io no. Lo volevo vedere e conoscere anch'io così come gli altri lo vedevano e conoscevano. Ripeto, credevo ancora che fosse uno solo questo estraneo: uno solo per tutti, come uno solo credevo d'esser io per me. Ma presto l'atroce mio dramma si complicò: con la scoperta dei centomila Moscarda ch'io ero non solo per gli altri ma anche per me, tutti con questo solo nome di Moscarda, brutto fino alla crudeltà, tutti dentro questo mio povero corpo ch'era uno anch'esso, uno e nessuno ahimè, se me lo mettevo davanti allo specchio e me lo guardavo fisso e immobile negli occhi, abolendo in esso ogni sentimento e ogni volontà".

La lunga citazione è un messaggio per entrare nel giusto modello interpretativo del testo di Pierfranco Bruni attraversando le geografie dell’uomo – caos.
Il caos, dunque, è la rottura tra il destino dell’uomo e l’uomo che vive la profezia. Pirandello è molto attaccato al caso? Al Kaos? Ma lo scrittore è uno scrittore del destino. Degli inquieti destini tragici che vivono senza alcun rimedio, o scampo o reticenza, la “propria solitudine”. In Pirandello, come afferma Bruni, insiste il tempo.  Il tempo, in Pirandello, serve anche a stabilire un rapporto tra i ricordi e la memoria. Ma con tutta l'intelligenza possibile non sapremo mai se sono i ricordi a imporci la nostalgia o se è la memoria stessa ad essere nostalgia. Ed ecco le maschere.
Le maschere? I volti i passanti i camminanti sono boschi e lune. Ognuno di noi vive di simboli. Abbiamo bisogno di non conoscere i segni che ci attraversano. Vivremmo la nostra vita rincorrendoli. Invece abbiamo bisogno di dormire. Il sonno dello sciamano. Mai quello della ragione.
Le maschere hanno i nostri viaggi. Le nostre passioni... il mistero... Quella passione e quel mistero che hanno attraversato tutta la vita di Pirandello. Viaggiare in termini di infinito nella scrittura di Pirandello significa viaggiare nel Novecento!


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