di Miriam
Katiaka
Uno scrittore che ha rivoluzionato il
relativismo di Pirandello. Ha riletto Pavese vicino a Nietzsche. Ha
attraversato Alvaro nel labirinto. Vive Ovidio nella perenne solitudine. Cerca
il mare come Hemingway. Infatti, di recente ha lavorato su Pirandello, Pavese,
Corrado Alvaro, Giuseppe Berto, Ernest Hemingway.
Percorsi che raccordano, da molti
anni, la vita e la letteratura di Pierfranco Bruni.
Di recente ha portato in
teatro con l’attrice Imma Guarasci l’Alvaro che si vive in “Il viaggio accanto”
(Ferrari editore). Un format che verrà ripreso in autunno per altre serate.
Bruni non è nuovo ad alcune forme di
sperimentazione, ma in questi ultimi anni ha deciso di allontanarsi dalla
critica letteraria che lo vede ancora tra i protagonisti “rivoluzionari” e
antiaccademici e “antiscolastici” oltre innovativi per dedicarsi completamente
al romanzo, alla poesia e al teatro.
C’è stato un mutamento chiaro nel suo
percorso letterario. Questo lo si può dire. Guarda alla letteratura, o alle
letterature come egli preferisce che si dica, con una attenzione profondamente
legata al suo modo di essere e non si lascia modulare da giudizi critici. Ma il
suo interesse, comunque, resta sempre tematicizzato sulla metafora del viaggio.
In Alvaro, appunto, si parla di viaggio accanto. In Pirandello il
viaggio che compie è quello alla ricerca della madre. In Berto, sul quale
ritornerà, il padre resta un costante confrontarsi. Pavese resta il simbolo e
il mito. Hemingway è il suo scavare nel proprio personaggio attraverso un’altra
immagine reale e metaforica che è il mare. Il
viaggio accanto è il mare.
Abbiamo chiesto a Pierfranco Bruni, sempre
riservato e molte volte schivo di parlare di sè, cosa trova nel concetto di
Alvaro che dice: “Nessuna libertà esiste quando non esiste una libertà
interiore dell'individuo”?
Ha così risposto: “Ci sono diverse stagioni del nostro tempo durante il quale ci sentiamo invincibili e guaribili da tutto. Quando si arriva alla mia età lo sguardo diventa diverso. Io ho l’età ormai di Ernest Hemingway quando decise di farla finita con la vita. Un’età che ci attraversa e ci indica altre coordinate. Quindi ci si rende conto che si è realmente liberi da tutto. Per essere liberi da tutto questa libertà devi portarla nell’anima. Nulla può interessarti se non la propria vita. Ciò significa che alcun condizionamento mi può toccare. Io sono stato sempre libero. Non ho mai mentito a me stesso. Nella vita e nelle mie passioni. Nella letteratura e nel leggere la letteratura. Sono considerato scomodo anche per questo. Non mi adatto. Soltanto la tradizione mi affascina. Non leggo scrittori e poeti che non mi interessano, ovvero che non rientrano nel mio viaggio. Ho fatto delle scelte rigorose e precise. Ciò significa che non condiziono e non mi lascio condizionare”.
Ha così risposto: “Ci sono diverse stagioni del nostro tempo durante il quale ci sentiamo invincibili e guaribili da tutto. Quando si arriva alla mia età lo sguardo diventa diverso. Io ho l’età ormai di Ernest Hemingway quando decise di farla finita con la vita. Un’età che ci attraversa e ci indica altre coordinate. Quindi ci si rende conto che si è realmente liberi da tutto. Per essere liberi da tutto questa libertà devi portarla nell’anima. Nulla può interessarti se non la propria vita. Ciò significa che alcun condizionamento mi può toccare. Io sono stato sempre libero. Non ho mai mentito a me stesso. Nella vita e nelle mie passioni. Nella letteratura e nel leggere la letteratura. Sono considerato scomodo anche per questo. Non mi adatto. Soltanto la tradizione mi affascina. Non leggo scrittori e poeti che non mi interessano, ovvero che non rientrano nel mio viaggio. Ho fatto delle scelte rigorose e precise. Ciò significa che non condiziono e non mi lascio condizionare”.
La libertà del pensiero diventa così la
libertà dell’agire?
“E’ chiaro. Nel mio pensare, sottolinea
Bruni, c’è il mio agire e agisco come penso. Sono antico di epoche trascorse ed
ho attraversato i naufragi e vivo sempre con l’attrazione del vento d’altura”.
Forse anche per questo ritorna spesso nella
sua Calabria e nella sua casa?
“La Calabria che vivo è una terra di memorie e di
nostalgie che mi vivono. La mia casa è in Calabria. Le mie eredità spirituali
sono in Calabria. Il mare di Calabria mi ha inventato e il paese del vento mi
ha creato. Ci sono immagini che si fanno storia e la storia è un tempo che non
si cancella”.
Per questo ha scritto il suo viaggio accanto?
“Il mio viaggio accanto, dice Pierfranco
Bruni, è un percorso che avevo la necessità di compiere. In questo libro c’è
mia madre, mio padre, la mia terra, il labirinto, il mio giardino”.
Anche nel suo viaggiare accanto a Pirandello
ci sono frammenti del suo esistere?
“Vede, chiarisce Bruni, in ogni libro ci sono
pezzi di vita. Soprattutto quando si abbandona i luoghi della critica e si
comincia con i luoghi dell’esistenza”.
Però ha dato vita a questo nuovo viaggio con
“I cinque fratelli”, nel quale racconta, insieme a sua figlia Micol, la storia
e il destino della sua famiglia?
“Sì, quello è un libro che resta come il
documento di una memoria. Un gioco tra verità e linguaggio giocato intorno alla
finzione. È il libro della mia biografia autorizzata. Ma il mio cammino parte
da molto lontano: con gli sciamani, i monaci tibetani, gli Orienti… Insomma,
chiosa Bruni, è un viaggio dentro e accanto”.
Pierfranco Bruni dopo il viaggio accanto e
Pirandello?
“Sono già superate nel mio raccontarmi.
Bisogna andare sempre oltre e non dimenticare. È uscito in e book una
‘profezia’ poetica ‘ilcanto.vento’, con Ferrari, e ora lavorerò per portare in
teatro il mio Alvaro e il mio Pirandello. Poi il resto è altra cosa”.
Ma nel suo percorso di oggi insiste anche
Ovidio. Perché proprio Ovidio?
“Ovidio perché è il vero intreccio tra
Occidente e Oriente. Tra la latinità e gli Orienti, non solo la Grecia ma anche il mondo
dei Balcani. Poi perché è il poeta che non conosce conformismi mente abita,
come Maria Zambrano, l’esilio. Senza Ovidio non ci sarebbe stato Dante
Alighieri. Anzi Dante Alighieri non avrebbe capito l’esilio e neppure l’eros di
Beatrice, immagine in trasparenza”.
Innovatore nella tradizione, Pierfranco Bruni
resta un punto centrale, un riferimento, di una letteratura che non si piega
alla leggerezza, alla debolezza, alla cronaca, alla scurrilità della parola, del
pensiero e ai relativismi che troneggiano. Resta uno scrittore elegante, con un
forte stile e carisma, nella tradizione delle vere innovazioni letterarie e
linguistiche. Se dovessi raccontarlo oggi direi che il suo modello non può che
essere Hemingway, anche se viaggi nella letteratura Bruni ne ha fatti
tantissimi.
La sua lettura ovidiana, come quella su
Pavese, Alvaro e soprattutto Pirandello, è originalissima perché rilegge Ovidio
attraverso sia la Zambrano
che Vintila Horia?
“Horia è uno scrittore straordinario, afferma
Bruni, e fa di Ovidio un esiliato eccezionale. Usciamo fuori dagli schemi
conformistici per dare un senso alle esistenze della vita in viaggio che è la vita in esilio”.
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