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venerdì 7 luglio 2017

Pierfranco Bruni da Corrado Alvaro ad Ernest Hemingway sino a raccontare Ovidio: il carisma di una scrittura


di Miriam Katiaka



Uno scrittore che ha rivoluzionato il relativismo di Pirandello. Ha riletto Pavese vicino a Nietzsche. Ha attraversato Alvaro nel labirinto. Vive Ovidio nella perenne solitudine. Cerca il mare come Hemingway. Infatti, di recente ha lavorato su Pirandello, Pavese, Corrado Alvaro, Giuseppe Berto, Ernest Hemingway. 
Percorsi che raccordano, da molti anni, la vita e la letteratura di Pierfranco Bruni. 
Di recente ha portato in teatro con l’attrice Imma Guarasci l’Alvaro che si vive in “Il viaggio accanto” (Ferrari editore). Un format che verrà ripreso in autunno per altre serate.

Bruni non è nuovo ad alcune forme di sperimentazione, ma in questi ultimi anni ha deciso di allontanarsi dalla critica letteraria che lo vede ancora tra i protagonisti “rivoluzionari” e antiaccademici e “antiscolastici” oltre innovativi per dedicarsi completamente al romanzo, alla poesia e al teatro.

C’è stato un mutamento chiaro nel suo percorso letterario. Questo lo si può dire. Guarda alla letteratura, o alle letterature come egli preferisce che si dica, con una attenzione profondamente legata al suo modo di essere e non si lascia modulare da giudizi critici. Ma il suo interesse, comunque, resta sempre tematicizzato sulla metafora del viaggio.
In Alvaro, appunto, si parla di viaggio accanto. In Pirandello il viaggio che compie è quello alla ricerca della madre. In Berto, sul quale ritornerà, il padre resta un costante confrontarsi. Pavese resta il simbolo e il mito. Hemingway è il suo scavare nel proprio personaggio attraverso un’altra immagine reale e metaforica che è il mare. Il viaggio accanto è il mare.

Abbiamo chiesto a Pierfranco Bruni, sempre riservato e molte volte schivo di parlare di sè, cosa trova nel concetto di Alvaro che dice: “Nessuna libertà esiste quando non esiste una libertà interiore dell'individuo”?
Ha così risposto: “Ci sono diverse stagioni del nostro tempo durante il quale ci sentiamo invincibili e guaribili da tutto. Quando si arriva alla mia età lo sguardo diventa diverso. Io ho l’età ormai di Ernest Hemingway quando decise di farla finita con la vita. Un’età che ci attraversa e ci indica altre coordinate. Quindi ci si rende conto che si è realmente liberi da tutto. Per essere liberi da tutto questa libertà devi portarla nell’anima. Nulla può interessarti se non la propria vita. Ciò significa che alcun condizionamento mi può toccare. Io sono stato sempre libero. Non ho mai mentito a me stesso. Nella vita e nelle mie passioni. Nella letteratura e nel leggere la letteratura. Sono considerato scomodo anche per questo. Non mi adatto. Soltanto la tradizione mi affascina. Non leggo scrittori e poeti che non mi interessano, ovvero che non rientrano nel mio viaggio. Ho fatto delle scelte rigorose e precise. Ciò significa che non condiziono e non mi lascio condizionare”.

La libertà del pensiero diventa così la libertà dell’agire?
“E’ chiaro. Nel mio pensare, sottolinea Bruni, c’è il mio agire e agisco come penso. Sono antico di epoche trascorse ed ho attraversato i naufragi e vivo sempre con l’attrazione del vento d’altura”.

Forse anche per questo ritorna spesso nella sua Calabria e nella sua casa?
La Calabria che vivo è una terra di memorie e di nostalgie che mi vivono. La mia casa è in Calabria. Le mie eredità spirituali sono in Calabria. Il mare di Calabria mi ha inventato e il paese del vento mi ha creato. Ci sono immagini che si fanno storia e la storia è un tempo che non si cancella”.

Per questo ha scritto il suo viaggio accanto?
“Il mio viaggio accanto, dice Pierfranco Bruni, è un percorso che avevo la necessità di compiere. In questo libro c’è mia madre, mio padre, la mia terra, il labirinto, il mio giardino”.

Anche nel suo viaggiare accanto a Pirandello ci sono frammenti del suo esistere?
“Vede, chiarisce Bruni, in ogni libro ci sono pezzi di vita. Soprattutto quando si abbandona i luoghi della critica e si comincia con i luoghi dell’esistenza”.

Però ha dato vita a questo nuovo viaggio con “I cinque fratelli”, nel quale racconta, insieme a sua figlia Micol, la storia e il destino della sua famiglia?
“Sì, quello è un libro che resta come il documento di una memoria. Un gioco tra verità e linguaggio giocato intorno alla finzione. È il libro della mia biografia autorizzata. Ma il mio cammino parte da molto lontano: con gli sciamani, i monaci tibetani, gli Orienti… Insomma, chiosa Bruni, è un viaggio dentro e accanto”.

Pierfranco Bruni dopo il viaggio accanto e Pirandello?
“Sono già superate nel mio raccontarmi. Bisogna andare sempre oltre e non dimenticare. È uscito in e book una ‘profezia’ poetica ‘ilcanto.vento’, con Ferrari, e ora lavorerò per portare in teatro il mio Alvaro e il mio Pirandello. Poi il resto è altra cosa”.

Ma nel suo percorso di oggi insiste anche Ovidio. Perché proprio Ovidio?
“Ovidio perché è il vero intreccio tra Occidente e Oriente. Tra la latinità e gli Orienti, non solo la Grecia ma anche il mondo dei Balcani. Poi perché è il poeta che non conosce conformismi mente abita, come Maria Zambrano, l’esilio. Senza Ovidio non ci sarebbe stato Dante Alighieri. Anzi Dante Alighieri non avrebbe capito l’esilio e neppure l’eros di Beatrice, immagine in trasparenza”.

Innovatore nella tradizione, Pierfranco Bruni resta un punto centrale, un riferimento, di una letteratura che non si piega alla leggerezza, alla debolezza, alla cronaca, alla scurrilità della parola, del pensiero e ai relativismi che troneggiano. Resta uno scrittore elegante, con un forte stile e carisma, nella tradizione delle vere innovazioni letterarie e linguistiche. Se dovessi raccontarlo oggi direi che il suo modello non può che essere Hemingway, anche se viaggi nella letteratura Bruni ne ha fatti tantissimi.
La sua lettura ovidiana, come quella su Pavese, Alvaro e soprattutto Pirandello, è originalissima perché rilegge Ovidio attraverso sia la Zambrano che Vintila Horia?
“Horia è uno scrittore straordinario, afferma Bruni, e fa di Ovidio un esiliato eccezionale. Usciamo fuori dagli schemi conformistici per dare un senso alle esistenze della vita in viaggio che  è la vita in esilio”.


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